


SUGGESTIONI BALCANICHE
Si è conclusa da poco l’esperienza di viaggio e conoscenza EXTRA-TE 2015 che la Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio ho organizzato nei Balcani.
Il gruppo di cinque giovani guidati dagli operatori Caritas, Davide Marchettini e Francesco Millione, hanno visitato Slovenia, Croazia e Bosnia-Herzegovina, paese nel quale si sono maggiormente soffermati. Lubjana, Zenica, Sarajevo, Dubrovnik, Mostar, Jajce, Banja Luka, le città visitate lungo il tragitto.
Il viaggio è stato arricchito dalla presenza di due campiste del progetto Kamlalaf del Comune di Piacenza e dalla collaborazione con Caritas Italiana e Caritas Bosnia.
Tanti gli incontri e gli stimoli ricevuti…ecco alcune suggestioni:
CONFINI. In due giorni ne abbiamo attraversati tanti: confini che in natura hanno poco senso, nella realtà ne hanno, eccome se ne hanno. Segnano distanze evidenti, sviluppi diversi, prospettive divergenti. Sono fiumi da attraversare, valichi da superare, frontiere oltre le quali spingersi, catene montuose, storiche, culturali, religiose e mentali da cui affrancarsi. E poi i confini non sono detti anche limiti? Limiti su carte geografiche, limiti e limitazioni ad arginare futuri poco pronosticabili. Tentativi dell’uomo di organizzare, prevenire, prevedere. Schieramenti difensivi… perché le minacce vengono sempre dall’esterno, dai barbari, dal diverso, dall’altro da me. Difficilmente ci si accorge delle radici di male che si fanno strada dentro di sé.
BRICIOLE … di conoscenza … l’afferrare il tutto quaggiù, ma forse anche in ogni angolo qualsiasi di mondo è assai arduo, improponibile: situazioni che si susseguono, conquistatori che avanzano, stili che convivono, lingue che si intrecciano, alfabeti sovrapposti, speranze che svaniscono, paure che si realizzano, religioni che si abbracciano, vicini che si odiano e noi qui affacciati al grande schermo dovremmo coglierne l’essenza? Improponibile! Ma poi ci sono le briciole … quelle di pane, di quel pane agognato da chi, in fila, lo attende dall’alba, al mercato all’aperto, e che riceve in cambio colpi di obice o proiettili dai cecchini… di quel pane portato da tutte le parti in conflitto dai pacifisti italiani, anche attraverso quel maledetto ponte sulla Milijacka, sì, quello di Suada, di Olga, di Moreno, di Bosko e Admira… ma anche quello stesso pane sfornato a Zenica, dal forno dell’orfanotrofio, dono di amici, dono per amici, che fragrante come la speranza, ci proietta a sognare giorni migliori, in mondi migliori…
NEMA PROBLEMA: ma forse qualche problema magari c’è tra le pieghe di una memoria non dipanata, mai completamente illuminata, fatta di vuoti, buchi come di mitraglia, stiracchiata e spiegazzata. Dove la responsabilità non è la mia. Ma, dove la responsabilità non è la mia? Nessuno si aspettava la carneficina, l’imbarbarimento, l’impensabile … nessuno se lo aspetta ora: sarebbero così pazzi da fare altrettanto adesso? Impossibile! … e proseguiamo a testa bassa accartocciando il rotolo di memoria, incuranti dei fori…
NASTRI: tra Zenica e Sarajevo quello verde e blu della Bosna si intreccia a quello grigio dell’autostrada finalmente aperta. Non si annodano, semmai di dispiegano. Uniscono dove tanti separano, avvicinano dove si prova ad allontanare, mischiano dove si cerca di segregare… anticonformisti per natura e per il progresso… nastri o punti di sutura?
INDIZI: chi investiga su crimini, misfatti, passati, cerca tracce, indizi, evidenze di quello che è stato. In ex Jugoslavia, molto è ancora alla portata di sguardi inconsapevoli che nano a mano entrano in contatto, focalizzano e realizzano la portata degli eventi, la loro collocazione nella storia. Le raffiche di mitragliatrice, i colpi dei cecchini, le rose a Sarajevo dove sono piombati, improvvisi e micidiali, i colpi di mortaio, non sono delle mute testimonianze, ma parlano – devono parlare – a noi, oggi e domani. Devono ammonire, devono invitare a trovare altre strade alla convivenza: il male è così facile, è così banale. Come banale potrebbe sembrare la curiosità del turista di guerra, in cerca di qualche brivido, qualche scatto per catturare trofei, astrazioni da mensola. Per evitare questo, conta anche un altro tipo di indizi: le ferite, quelle dell’anima, difficili da raccontare, difficili da ascoltare, impossibili da cancellare, neanche con stucco e nuovo intonaco e vernice. Le tracce in Anjelsko, Dragiša e Amir o del generale Divjak, il potere taumaturgico del racconto, la scelta di non nascondere, di non mascherare la violenza subita, la paura vissuta, la speranza sopita o l’infanzia perduta. Tanti qui hanno visto incarnarsi nel proprio breve, recente passato sofferenze, minacce, detenzioni ingiustificate, torture, persecuzioni, fughe, violenze fisiche, abusi sessuali e quant’altro la crudele creatività umana ha saputo macchinare fin dall’albore dei tempi. La carne segnata e la parola diventano una prova schiacciante. I sospiri, le pause, il disagio, la fatica di Dragiša nel raccontare, nel ricordare, resta e resterà per ognuno di noi un giudizio inappellabile sull’uomo, una sentenza che comporta un’unica pena: l’impegno a vita per prevenire, gestire e trasformare i conflitti.
PONTI, FIUMI E CANYON: la natura in Bosnia sorprende, è una landa corrugata, accartocciata, scavata dalla forza testarda di fiumi impetuosi. Fatta di solchi e verdi piane, di fiumi e grotte, di rocce e acqua. Il legame tra terra e uomo si esplicita ovunque nel carattere di chi quelle terre le abita, sono spesso volti e anime increspate, impetuose. Ci sono fiumi che da tumultuosi, fucine di rapide e cascate, si placano velocemente in ampie polje coltivate con un’ironia inaspettata, poco comprensibile, ma a cui fare il callo perché lo strapiombo è più vicino di quanto si pensi… Ci sono vallate profonde, fiumi multicolori, ma pure promontori aridi, pietrosi, senza soluzione di continuità, i canyon separano bastionate di roccia pronte ad opporsi con fierezza, ma al tempo stesso, quasi casualmente si incontrano, lasciano lo spazio per lingue di terra o costruzioni umane che consentono un contatto, un attraversamento, l’occasione insperata per un incontro fondamentale.