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ISRAELE: PACE E PREGHIERA

La situazione in Israele e nei territori palestinesi rimane drammatica, con migliaia di morti e feriti in seguito alla guerra scatenata da Hamas partiti lo scorso 7 ottobre e alla risposta militare del Governo israeliano.

Caritas partecipa alle sofferenze e alle angosce di Caritas Gerusalemme, offrendo vicinanza e sostegno alle tante famiglie in lutto, in modo particolare dopo che nella notte tra il 20 e il 21 ottobre è stata colpita la sala adiacente alla chiesa di San Porfirio a Gaza, che offriva rifugio a 411 persone. Viola, una tecnica di laboratorio di Caritas Gerusalemme di 26 anni, è rimata uccisa insieme al suo bambino e al marito. Tra le vittime anche la sorella di Viola e i suoi due figli.

“L’impegno costante di Viola per rendere questo mondo un po’ migliore si è manifestato nel suo lavoro alla Caritas dal 2021, dove ha operato come tecnico di laboratorio con le squadre mediche mobili, occupandosi dei bisogni delle persone più vulnerabili di Gaza. Il suo cuore era saldamente allineato con la missione della Caritas, che è quella del servizio e della promozione della comunità” (Caritas Gerusalemme, 20.10.2023)

Ci uniamo alla voce di chi, in questa situazione difficile e complessa, chiede con decisione a tutte le parti in conflitto un immediato cessate il fuoco, l’apertura di corridoi umanitari per portare soccorso alle popolazioni colpite e l’avvio di colloqui di pace, per porre fine a questo orrore. 

All’Angelus di domenica 8 ottobre scorso papa Francesco aveva espresso vicinanza alle famiglie delle vittime: «Prego per loro e per tutti coloro che stanno vivendo ore di terrore e di angoscia. Gli attacchi e le armi si fermino, per favore, e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione, ma solo alla morte e alla sofferenza di tanti innocenti. La guerra è una sconfitta: ogni guerra è una sconfitta! Preghiamo perché ci sia pace in Israele e in Palestina!». Per venerdì 27 ottobre indetta giornata di preghiera, digiuno e penitenza per la pace.

«Chiediamo il pronto rilascio degli ostaggi – ha scritto la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana – Ci appelliamo alla comunità internazionale perché compia ogni sforzo per placare gli animi e avviare finalmente un percorso di stabilità per l’intera regione, nel rispetto dei diritti umani fondamentali. Quella Terra che riconosciamo come Santa merita una pace giusta e duratura, per essere punto di riferimento di “fede, speranza e amore”. Troppo sangue è già stato versato e troppo spesso di innocenti».

Ci uniamo agli appelli alla pace

Solidarietà e sostegno “alle popolazioni della regione che soffrono le devastanti conseguenze del conflitto in atto da tempo” e un appello alla comunità internazionale a raddoppiare gli sforzi per raggiungere una pace durevole, giusta e sostenibile”. È quanto hanno espresso in una nota i patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme. I leader religiosi chiedono “un immediato cessate-il-fuoco” e condannano “ogni forma di attacco ai civili da qualunque parte possa giungere”. “Si tratta – si legge nel testo – di azioni che vanno contro i fondamentali principi di umanità e contro gli insegnamenti di Cristo”. «Imploriamo – scrivono i capi delle Chiese – i leader internazionali ad impegnarsi in un dialogo sincero per una soluzione duratura capace di promuovere la giustizia, la pace, la riconciliazione della popolazione di questa terra che porta il fardello di questo conflitto oramai da troppo tempo».

Anche S.E. Mons. Cevolotto, Vescovo di Piacenza-Bobbio esprime vicinanza e invita alla preghiera. Ecco il suo messaggio 

 

Caritas Gerusalemme, malgrado i lutti che l’hanno colpita, si sta preparando ad intervenire a sostegno della popolazione colpita quando sarà possibile, anche se tutte le operazioni sul campo sono attualmente sospese per motivi di sicurezza.

Giornata di digiuno e preghiera

Una Giornata nazionale di digiuno, preghiera e astinenza per la pace e la riconciliazione si è svolta il 17 ottobre su indicazione della Presidenza della CEI, “in comunione con i cristiani di Terra Santa”, seguendo l’invito del cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, che a nome di tutti gli Ordinari ha chiesto alle comunità locali di incontrarsi “nella preghiera corale, per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione”.

“In un momento di grande dolore e forte preoccupazione per l’escalation di violenza in Medio Oriente, l’invito della Presidenza della CEI è rivolto alle comunità diocesane perché aderiscano all’iniziativa”. Per l’occasione è stato predisposto uno schema di preghiera.

Una Giornata mondiale di preghiera per la pace è stata indetta da papa Francesco per il 27 ottobre.

Il cardinale Pierluigi Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, ha scritto una lettera alla sua diocesi in cui dà una chiave di lettura per una situazione complessa.

Fare tutto il possibile per la pace

“È sulla croce che Gesù ha vinto. Non con le armi, non con il potere politico, non con grandi mezzi, né imponendosi. La pace di cui parla non ha nulla a che fare con la vittoria sull’altro. Ha vinto il mondo, amandolo”.

“Avere il coraggio dell’amore e della pace qui, oggi, significa non permettere che odio, vendetta, rabbia e dolore occupino tutto lo spazio del nostro cuore, dei nostri discorsi, del nostro pensare. Significa impegnarsi personalmente per la giustizia, essere capaci di affermare e denunciare la verità dolorosa delle ingiustizie e del male che ci circonda, senza però che questo inquini le nostre relazioni. Significa impegnarsi, essere convinti che valga ancora la pena di fare tutto il possibile per la pace, la giustizia, l’uguaglianza e la riconciliazione. Il nostro parlare non deve essere pieno di morte e porte chiuse. Al contrario, le nostre parole devono essere creative, dare vita, creare prospettive, aprire orizzonti”.
 
Ci vuole coraggio per essere capaci di chiedere giustizia senza spargere odio. Ci vuole coraggio per domandare misericordia, rifiutare l’oppressione, promuovere uguaglianza senza pretendere l’uniformità, mantenendosi liberi”.